SECNALP - Recupero e salvaguarda della antica segale delle Alpi Cuneesi
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Il declino della coltura della segale nelle aree montane cuneesi. L’Italia è, tra i grandi paesi europei, quello con la maggiore percentuale di aree montane utilizzate per l’agricoltura. L’agricoltura montana e le sue diverse filiere hanno un importante impatto sulle società e le economie locali perché fungono da volano per l’artigianato, il turismo e il commercio, riducendo il rischio di abbandono e spopolamento di queste aree.
La segale (Secale cereale L.) con le sue varietà locali adattate alla montagna, è stata un elemento caratterizzante del tessuto sociale e economico montano del Piemonte nei secoli passati.
Il prezioso cereale era alla base di una vera e propria “civiltà della segale” [1,2], attraverso due impieghi principali: il pane e le paglie. Sul primo, si fondava la sopravvivenza delle popolazioni montane, specialmente durante il periodo invernale, grazie alla conservabilità sul lungo periodo di questo alimento; il secondo, essendo le paglie della segale un ottimo materiale isolante e resistente, venivano impiegate per le coperture delle case, come imbottitura delle selle, per la costruzione di ceste e cestini [2]. La segale oggi è quasi scomparsa dalle montagne piemontesi, basti pensare che in Italia, è coltivata su non più di 3340 ettari, per una produzione di 10500 tonnellate annue, prevalentemente ottenute in aree marginali e montane del Sud (Istat, 2021).
Notes
Bando di ricerca: Asse 1 “Sviluppo Locale e Innovazione”Responsabile Marco Mucciarelli